La Storia
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Villa Vistarenni
Di Vistarenni o “Fisterinne” si ha notizia come insediamento rurale d’epoca romano-etrusca che costella il territorio attorno al centro etrusco di Cetamura. Fin dall’origine, era un piccolo villaggio ricordato nei documenti altomedievali, il più antico dei quali , nel regesto del monastero di San Lorenzo a Coltibuono, è un contratto di vendita rogato a Montegrossi, nell’anno 1033, in cui si fissavano i confini con San Donato in Perano . Nel 1400 il catasto fiorentino parla dell’agglomerato di Vistarenni che constava allora di 6 o 7 case, ed apparteneva ad un grosso proprietario rurale della zona, tale Giovanni di Cecchino da Panzano.
Dal 1621 Vistarenni fu proprietà del fiorentino Giannozzo da Cepparello, per passare, nel 1714, ad alcuni esponenti della famiglia Chiantigiana Pianigiani. Venne allora meno a Vistarenni l’antico Villaggio e, sulla sua area, sorse il grande fabbricato della villa-fattoria con corte, orto e “infrantoio “ per le olive; un edificio che perpetuava ancora in qualche modo la tradizione architettonica rinascimentale, con il suo regolare impianto plano-volumetrico e col pausato ricorrere delle finestre nelle bianche pareti . Furono ampliate le cantine, scavate nella roccia e coperte da volte a crociera in cotto intercalato con archi a sesto ribassato . Allora la proprietà terriera era estesa per 78 ettari.
Nel 1852 tutta la proprietà Pianigiani venne venduta al Principe Ferdinando Strozzi, e per circa 40 anni fu amministrata dal patriziato fiorentino, il cui stemma fa ancora mostra di se in alcune parti della costruzione padronale di Vistarenni. Il principe Strozzi fu membro dell’Assemblea Toscana nel 1859 e fu nominato Senatore del Regno d’Italia nel 1860. La fattoria constava di 26 poderi dislocati nei Comuni di Radda e Gaiole, tutti con casa colonica, aia e capanna ed era gestita secondo il tradizionale sistema dei patti agrari e della successiva mezzadria.
Sul finire dell’ottocento, e precisamente nel 1892, agli Strozzi subentrò il Barone Giorgio Sonnino, fratello di Sidney, che fu Presidente del Consiglio dei Ministri negli anni 1906 e 1909. Laureato in Scienze all’università di Pisa, il Barone Sonnino risiedeva a S. Miniato di Firenze e fu eletto a Senatore del Regno d’Italia nel 1868 Dai libri e documenti della biblioteca della villa si rivelano i suoi vasti interessi: dall’agricoltura alla finanza pubblica, dalla marina mercantile alle questioni africane, soprattutto alla colona Eritrea. Da allora si assisterà ad un potenziamento della Fattoria che arriverà ad avere un ‘estensione complessiva di 650 ettari. La produzione di Chianti media annua era allora di 2300 ettolitri di vino, particolarmente pregiato per le sue doti di ”robustezza, finezza e serbavolezza”. Per opera del Sonnino la facciata della villa fu abbellita, e su progetto dell’architetto fiorentino Ludovico Fortini, tra il 1914 e il 1919, furono aggiunte le quattro lesene del corpo centrale, gli architravi, ed arco e piani, nelle finestre del piano nobile e la grande scala a doppia rampa. Rimane anche una cappella, piccola, cinquecentesca di stile neorinascimentale, che riporta sull’architrave la data del 1584, adibita a sepolcro dei componenti la famiglia Sonnino e dedicata alla Santa fiorentina Maria Magdalena dei Pazzi (1566-1607), una delle più importanti e venerate sante estetiche della cattolicità. La villa appartiene da alcuni decenni alla famiglia Tognana.